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Credito d’imposta per ricerca e sviluppo nella Moda: “Richiedere indietro l’agevolazione è un’operazione assurda”

Credito d'imposta Moda

Credito d’imposta moda, la nota del Presidente Territoriale Enzo Mengoni e del Segretario Generale Giorgio Menichelli

Le modifiche circa i criteri di ammissibilità al Credito d’imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo legate al design e all’ideazione estetica sono un colpo davvero duro al comparto della Moda. Le nuove interpretazioni sconvolgono infatti la norma e all’improvviso, in una fase molto convulsa per il settore, l’Agenzia delle Entrate va a richiedere in maniera retroattiva un’agevolazione che è stata già concessa.

Intanto, la risoluzione introduce il criterio di “novità e significatività (e non ripetitività)” del prodotto che viene prototipato. Un concetto molto discutibile perché l’innovazione nella Moda è fatta di passaggi non sempre macroscopici e facilmente relazionabili “su carta”. Come può l’Agenzia delle Entrate stabilire cosa è effettivamente innovativo nella Moda?

Anche volendo tralasciare questa gigantesca criticità (non da poco per noi), ci sembra assurdo dare una retroattività alle modifiche. Ma così è invece stato fatto, tanto che agli imprenditori stanno arrivando le prime lettere che richiedono indietro il credito d’imposta, da restituire addirittura entro il 30 settembre. Oggi le aziende sono stritolate dal caro energia, gli ordini languono a causa della guerra in Ucraina e gli imprenditori stanno facendo sacrifici economici importanti per poter partecipare agli imminenti appuntamenti fieristici. Nonostante tutto, si chiede loro di rendere un credito perché l’Agenzia ha fatto a suo dire delle interpretazioni poco chiare? Così non va bene.

Un sistema “sano” dovrebbe aiutare chi investe in tecnologia e chi studia nuovi prodotti per tentare di superare l’ostacolo con il rinnovamento e non rispondere alla logica del “ci siamo capiti male, ridateci i soldi”.

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