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Materie prime, indagine Confartigianato sui territori

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Dallo scoppio della pandemia, il costo delle materie prime e delle utenze industriali sta registrando una preoccupante corsa al rialzo, che sta mettendo in difficoltà le attività produttive.

Da mesi Confartigianato denuncia questo fenomeno e ha deciso di tornare a dar voce alle istanze dei propri associati. Per far questo ha aperto una nuova indagine tra gli imprenditori, con l’intento di fotografare la reale situazione nei territori.

Il campione

Il sondaggio, aperto a tutti gli associati e anonimo, ha interessato un campione significativo di ditte delle tre province di riferimento: il 73% sono del Maceratese, il 18% del Fermano e il restante 9% dell’Ascolano. L’inchiesta copre tutti i settori di riferimento. In particolare, gli intervistati operano per il 23% nel comparto edile, il 16% nella moda (pelletterie, calzature, cappelli…), 13% nel settore alimentare (comprendente anche panificazione, pasticceria…). Quindi l’11,6% degli intervistati è nel settore della ristorazione e accoglienza, l’8,7% degli imprenditori è impiantista, il 7% autotrasportatore, l’5,8% ha un’azienda metalmeccanica. Il restante 14,9% lavora negli altri settori di riferimento Confartigianato (dal benessere all’artigianato artistico).

Materie prime, ecco gli aumenti (prime dieci posizioni)

Agli intervistati è stata data la possibilità di indicare massimo cinque materie prime, da loro utilizzate, che hanno subìto aumenti. E la percentuale di rincaro.

 

Materia primaIncidenza % sul campioneAumento in %
Carburante27,540,6
Ferro20,360
Plastica e PVC17,444
Legno15,995
Energia elettrica14,531
Farine1339
Cartone/imballaggi11,630
Metano11,670
Rame10,1462
Alluminio8,746,6
Pelle/pellami8,715
Acciaio7,231

 

Il 27,5% degli imprenditori ha quindi evidenziato aumenti nella fornitura di carburanti (con un +40,6%), il 20,3% di ferro (+60%), il 17,4% di plastica e Pvc (+44%). Il legno, materiale che viene largamente utilizzato dal 15,9% degli intervistati, ha visto un incremento del 95%: è il dato più alto nel corso dell’indagine.

Guardando al settore di riferimento, notiamo che l’aumento del costo delle farine è la principale problematica tra gli imprenditori del comparto alimentare, mentre l’incremento delle utenze industriali sta mettendo in difficoltà la maggioranza degli intervistati (se sommiamo insieme i rincari di energia elettrica e metano).

Impatto e cause dell’aumento dei costi delle materie prime

Continuando ad analizzare i risultati del sondaggio, gli intervistati sono stati chiamati a riflettere sugli impatti degli aumenti del costo delle materie prime/energia per la propria azienda.

Tre imprenditori su quattro sottolineano che i rialzi stanno portando al conseguente aumento dei prezzi, più della metà evidenzia una perdita di fatturato. Una questione, quest’ultima, ancora difficilmente quantificabile: molti ordini di materie prime erano stati accettati prima dell’impennata dei costi e ora non sono più annullabili.

Inoltre, circa la metà degli intervistati sta accusando una perdita di competitività e un imprenditore su cinque ha visto rallentare la produttività della sua azienda.

Parlando delle cause degli aumenti, tre imprenditori su quattro temono che l’impennata sia dovuta a speculazioni, un terzo degli intervistati punta il dito sullo scatto in avanti nei costi dei prodotti energetici e nelle decisioni prese dai grandi produttori di materie prime.

Il futuro? Un terzo degli intervistati crede che questi aumenti continueranno fino al 2022, altri che i prezzi si stabilizzeranno a metà 2022. In pochissimi sono convinti di una flessione in negativo.

Alcuni spunti di riflessione

È forte l’allarme in tutto il mondo dell’imprenditoria – affermano Enzo Mengoni e Giorgio Menichelli, Presidente e Segretario Generale. I rincari sono evidenti e da mesi denunciamo lo stato di cose, portando all’attenzione le preoccupazioni quotidiane dei nostri associati.

Gli imprenditori stavano con fatica ripartendo dopo la pesante crisi sanitaria ma si ritrovano punto e a capo, strozzati dai rincari delle materie prime. In alcuni casi, pensiamo alle forniture di legname, i prezzi sono addirittura raddoppiati.

Un ulteriore freno alla ripresa. Gli imprenditori temono che dietro questi rialzi si nascondano operazioni speculatorie e questo sentire fa crescere il sentimento di sfiducia che aleggia nei mercati.

All’orizzonte vediamo l’arrivo di importanti investimenti e occasioni di sviluppo, pensiamo ai certi effetti benefici del PNRR sui nostri territori: dobbiamo tenere duro, confidando che questa sia solo una fase transitoria”.

Confartigianato Imprese Macerata – Ascoli Piceno – Fermo