“Questo Green Pass obbligatorio è un calderone: cenare al ristorante non è come andare ad un concerto”
L’obbligo di Green Pass per alcune attività economiche apre molti interrogativi tra gli imprenditori. Confartigianato, pur riconoscendo la grande importanza di una rapida vaccinazione di massa, è critica circa l’idea di scaricare il peso del provvedimento sul settore della ristorazione. Un comparto già pesantemente penalizzato dalle chiusure dei mesi precedenti.
Anche perché, seguendo i dati regionali, nelle Marche il 30% degli aventi diritto non si è ancora vaccinato. Con il Green Pass obbligatorio questo 30% rappresenterà una fetta rilevante di potenziali clienti che non potranno più accedere nei pubblici esercizi come ristoranti, bar e similari attività di somministrazione.
“La nostra associazione – ha esordito Enzo Mengoni, Presidente Interprovinciale Confartigianato – ha sempre avuto una posizione chiara circa la campagna vaccinale. Riteniamo intanto che sia indispensabile e fondamentale vaccinarsi per una questione di salute pubblica.
E, non meno importante, un’adesione ampia alla campagna scongiurerà il rischio di nuove chiusure, con il ritorno alla paralisi dell’economia nazionale. Detto questo, la scelta di un Green Pass obbligatorio pare sensata per grandi eventi e manifestazioni, dai concerti alle fiere e congressi.
Nei luoghi cioè dove si raduna un gran numero di persone e si creano situazioni di potenziali criticità. Ma lo stesso principio è applicabile per le altre attività economiche?”.
Entra nel dettaglio il Segretario generale Giorgio Menichelli, che sottolinea come sia sbagliato “far leva sulle attività economiche per invogliare le persone a vaccinarsi. Per spronare la popolazione non si può tornare infatti a penalizzare bar, ristoranti e simili, che hanno dovuto già investire ingenti somme per adeguarsi alle norme e ai protocolli.
Senza considerare che il settore ha subìto un danno enorme nei mesi di chiusura, a fronte di ristori che sono stati inefficaci e insufficienti. Adesso torniamo punto e a capo. Non solo. Agli imprenditori viene richiesto di mettere di nuovo mano al portafoglio, dal momento che sono deputati ai controlli.
Saranno infatti costretti a inserire nuovo personale per verificare i certificati dei clienti e dovranno munirsi di ulteriori strumentazioni elettroniche per leggere i Qr code dei Green Pass. Insomma, le attività stavano rimettendosi in moto e al passo, ma è arrivata una nuova spada di Damocle”.
Confartigianato pensa che un obbligo così esteso del Green Pass sia poco intelligente, perché “mette sullo stesso piano un concerto da migliaia di spettatori con una cena in famiglia al ristorante”. Sono almeno tre i principali quesiti che restano ancora poco chiari nella comunicazione del Governo:
- Il titolare di un’attività che tipo di responsabilità ha in merito alla privacy dei clienti?
- Il cliente con Green Pass come si deve comportare dentro i locali? Restano invariati i precedenti protocolli?
- Il Green Pass limiterà l’ingresso nei locali, andando inevitabilmente a colpire il fatturato delle imprese. Saranno previsti ristori veramente adeguati?